E’ un tipico paese dell’entroterra cilentano, situato ai piedi del monte Chianello.
Un borgo molto caratteristico fatto di viuzze acciottolate, sottopassi, case in pietra e ruderi delle fortificazioni medioevali.Testimonianza dell’epoca feudale del paese, sono il Palazzo dei Lombardi e il Santuario di Santa Lucia che conserva antichissimi affreschi dipinti sulla roccia, nella grotta alle spalle dell’altare.
A Magliano vi è un importantissimo Museo Paleontologico sorto nel 2009, frutto di anni di studio sul territorio cilentano. Offre una serie di servizi tra cui le visite guidate e l’organizzazione di interessanti laboratori tecnici e tematici.
E’ incerto se proprio a questo toponimo si riferisca la tradizione che identifica << in loco qui dicitur Malianus>> la località ove fu sepolto, con i suoi 10 compagni, il martire Vito, il lucano però. Si continua, come si è detto, a confondere questo martire, decollato nei pressi del Sele il 15 giugno del 305, con Vito romano o con il siciliano, il quale subì il martirio, con Modesto e Crescenza, nei pressi del fiume Selino ( Capo Lilibeo in Sicilia).
L’origine del casale è senz’altro più antica, sia per il toponimo senz’altro prediale, per il Vetere e anche per il valico (Petra perciata) che, con direzione, quasi nord-sud, univa la Valle del Calore con l’opposta Valle dell’Alento. Valico che costituiva un passaggio obbligato per tutti coloro che dovevano raggiungere in breve tempo Novi o il mare di Velia.
Sull’odierna terrazzo di strada, sito a poche centinaia di metri dalla Chiesa di Magliano Vetere, la tradizione vuole fosse l’antico Magliano. Sembra che questo casale, fu raso al suolo l’8 aprile 1669 dalla banda brigantesca di Domenico Del Guazzo detto Menechiello, di Gorga per una disputa con il locale feudatario. Intorno al Mille, dunque, la contea di Magliano doveva comprendere l’ampio territorio che si estendeva dal versante che guarda la Valle del Calore fino al cenobio di S.Maria di Campo Rosso in S. Mango Cilento. Federico II elevò Magliano da suffeudo a feudo, che fu dato poi a Teobaldo di Monteforte. Per la ribellione di costui, il feudo fu avocato alla Corona e donato da re Manfredi ai fratelli De Finicolo, che poi re Carlo dichiarò decaduti restituendo il feudo al figlio dell’antico possessore.
Dei gravissimi danni subiti dal territorio a causa della guerra angioino-aragonese è conferma nell’andamento della popolazione di tutto lo stato di Magliano, ai primi del 1300 calata da 600 a 80 famiglie. Solo nel 1478 le famiglie salgono a 240. nel 1489 Magliano era posseduto da Guglielmo Sanseverino, conte di Capaccio, al quale il feudo fu tolto per tradimento. Successivamente Magliano, con Cuccaro, fu donato da re Federico a Berlingieri Carrafa, per servizi resi alla Corona. Il Mandelli assegna Magliano sempre alla famiglia Pasca.
La relazione presentata nel 1854 alla Commissione napoletana per il riconoscimento dei titoli, mostra che un Pasca di nome Alessandro era signore di Magliano e suoi casali già nel 1242 e che nel 1340-1348 lo era ancora Giovanni e poi Francesco, ciambellano di Re Ladislao. Il pronipote Nicola fu l’ultimo feudatario di Magliano ove non mancano tracce di mura e torri.Dal Giustiniani rilevo al V volume pag. 328: << terra in Principato citeriore, compresa nella diocesi di Capaccio. Vedesi edificata in luogo montuoso, ed ha qualche antichità , ma se ne ignora l’origine e la sua fondazione. Secondo l’Antonini nella sua
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